mercoledì 30 giugno 2010

Interattività e 30 e lode


Dopo la lezione su Intranet non ho potuto fare a meno di pensare al forum della mia triennale, un'idea di per sè incredibilmente semplice che, però è da copiare.
Non è certo una rete Intranet, ma possiede la caratteristica fondamentale che a questa manca: l'interattività, lo scambio di informazioni tra un gruppo di persone di uno stesso settore. Compagni di corso.
Sono da sempre una studentessa pendolare: anche quando studiavo Scienze della comunicazione a Bologna ho frequentato davvero poche lezioni perchè qualche genio del male le aveva programmate in modo che io ne avessi tutti i giorni, con spazi vuoti tra l'una e l'altra anche di 4/6 ore. Le fasi della mia frequentazione alle lezioni sono state cronologicamente: frequento tutto -> sono sempre a Bologna -> non ho tempo per studiare -> frequento solo l'indispensabile -> agli esami vado peggio perchè non ho ascoltato le lezioni.
Come uscire da questo circolo vizioso?
Un gruppo di anime pie in corso con me ha aperto un forum: registratevi, per curiosità e per vedere quanto questa macchina sia efficiente. Quando il mio amico - un moderatore - mi ha consigliato di farci un giro io gli ho risposto che odiavo i forum. In realtà era solo uno strumento che non conoscevo. Così deve aver pensato tanta gente, come me, perchè non è partito subito con grandi affluenze di visite.
Nel momento in cui si è sparsa la voce che su questo forum erano disponibili le domande degli appelli precedenti, i riassunti dei libri, gli appunti delle lezioni, invece, l'idea di visitare il forum è venuta a tutti.
Il concetto è molto semplice: condividere informazioni. Se sei geloso dei tuoi sudati riassunti, nessuno ti costringe a metterli in rete a disposizione dei tuoi colleghi; probabilmente, però, quando prenderai il primo trenta e lode grazie alle "dritte" ricevute dal forum, verrà voglia anche a te di collaborare e fare la tua parte.
Tra l'altro non c'è nulla di illegale: è la versione scritta di tutte le conversazioni che gli studenti, da che mondo è mondo, hanno al bar o nella pausa delle lezioni.
Perchè non lo facciamo anche noi?
Qualcuno avrebbe voglia di aiutarmi?
http://www.sdcbologna.com/forum/
STUDIARE E' BELLO
LE POZZANGHERE SONO IL SEGRETO DELLA VITA.

(dal muro del More)

lunedì 28 giugno 2010

Vacanze portoghesi


Sono a casa, sono le due del pomeriggio, fuori ci saranno almeno almeno 35 gradi. La ventola del computer mi spara sulle gambe un'aria bollente che, a dire la verità, fa anche un po'odore di bruciato. E'quasi luglio e tra: lo studio, le ripetizioni al bimbetto, la Gazzetta e fare da badante alla mia amica del post "Il turismo della disgrazia", non ho ancora programmato le ferie.

Io ho bisogno di mare!

Quest'anno si pensava di andare in Portogallo con i nostri amici, ma non ho ancora avuto tempo di guardare posti belli, appartamenti, voli, ...
In compenso, dopo aver digitato su Google immagini "Portogallo", ho trovato questa foto e mi sono dovuta soffermare in contemplazione. Sono assolutamente certa che io adesso dovrei essere lì. Ma invece devo studiare e quindi ciao ricerche avanzate per raggiungere l'acqua azzurra.
Qualcuno di voi c'è già stato? ...Qualche dritta?

Dis.amb.ig.uando



Vorrei far visitare ai miei colleghi il blog di una mia professoressa del triennio, Giovanna Cosenza, di cui ho seguito il corso di Semiotica dei nuovi media.
I contenuti del blog sono quasi sempre inerenti la comunicazione.
Nell'ultimo post, per esempio, si parla di bellezze ai raggi X:

"l’azienda tedesca Eizo, che produce monitor e macchinari per radiografie ad alta precisione, ha affidato all’agenzia pubblicitaria Butter la realizzazione di un calendario particolare: dodici modelle, nelle consuete pose sexy tipiche da calendario, fotografate ai raggi X.
È da tempo che lo dico: il corpo femminile è stato ormai fotografato e videoripreso in tutti i più infimi dettagli, cosa resta da perlustrare?
Che domande: l’interno.Da anni la pubblicità degli yogurt ci ha abituati a immaginare – con schemi e animazioni – ciò che accade nell’intestino femminile.

In tempi di body scanner, non siamo ancora all’ecografia pubblicitaria ma alla radiografia sì.

Queste sono alcune immagini del calendario
"

Davvero molto interessante. E poi, lei è simpatica. Anche se mi ha dato solo 24!
Ve ne consiglio la lettura, questa è solo un'anteprima.
Questo è il link: http://giovannacosenza.wordpress.com/

domenica 27 giugno 2010

Comunicazione istituazionale: marchi di pasta a confronto


L'identità di alcune realtà a confronto: il campo d'indagine è quello di alcuni marchi di pasta.

Tratto dal sito di Barilla:

"Da sempre Barilla è una storia di famiglie,
una magica unione tra noi che produciamo e le persone che ci scelgono;
una storia fatta di tradizione, impegno e passione,
capace di raggiungere il cuore della gente.
Una passione tutta italiana per una alimentazione gustosa
ed insieme equilibrata, che ogni giorno ci accomuna
nel desiderio di tradurre questo spirito in prodotti alimentari unici
e sempre al passo con le esigenze delle famiglie.
Una passione per il piacere, il benessere e la gioia di mangiar bene che,
come dimostra il successo di Barilla nel mondo,
contagia ogni giorno milioni di persone.

Il piacere italiano del mangiar bene.
"

I valori profondi di questo discorso sono: mondo degli affetti, qualità, tradizione, successo. Numerosissimi sono i termini legati all'affettività (famiglia, cuore, unione, passione). D'altra parte se pensiamo alle pubblicità storiche Barilla, come quella del gattino bagnato, della bimba cinese adottata, della nascita del fratellino (...), il discorso è sempre fortemente basato sull'affettività; le pubblicità Barilla sono addirittura commoventi. Il piatto di pasta è l'occasione che riunisce la famiglia a tavola, una famiglia che è sempre uguale a se stessa: tradizionale, calda, accogliente, rassicurante, unita. Non c'è alcun dubbio che la principale strategia di questo marchio si leghi alla patemizzazione, anche nel continuo rievocare la tradizione, che richiama i valori semplici e tradizionali di una volta.

Barilla è la regina del mercato della pasta (39% in totale). Secondo il convegno della Società italiana di marketing, dopo Barilla leader del settore è De Cecco, con il 10% di quote di mercato.
Vediamo allora la comunicazione istituzionale di De Cecco.

"Un secolo di pasta
Oltre cent'anni fa , in Abruzzo, aveva origine una storia che, come ogni grande impresa , è fatta di uomini e passioni. E' la storia del Molino e Pastificio dei Fratelli De Cecco, che da 120 anni produce una pasta che è sinonimo di qualità e piacere italiano in tutto il mondo.
Le radici di questa storia affondano nelle vicende dell'Italia preunitaria , quando a Fara San Martino, un piccolo borgo ai piedi della Maiella , don Nicola De Cecco produceva nel suo molino in pietra "la miglior farina del contado".
(la storia continua con la descrizione dell'evoluzione delle tecniche di padre in figlio)

Questa prima parte del discorso è già sufficiente per intuire le isotopie della comunicazione De Cecco. Essa propone in fondo gli stessi valori di Barilla: discorso emozionale, tradizione, qualità, origine familiare. Per veicolare questi valori profondi, le figure che usa si incentrano maggiormente su un discorso storico, legato alla territorialità, all'Italia (in Abruzzo, storia, Italia preunitaria, ...), ma la sensazione complessiva predominante è legata, anche in questo caso, all'emotività (storia fatta di uomini e di passioni).
Nel marketing spesso l'identità di un prodotto si basa sull'intertestualità, cioè sulle relazioni con altri prodotti dello stesso segmento. Normalmente la relazione che si instaura è di due tipi: identità o alterità. Come è evidente, in questo caso i valori profondi coincidono, infatti la relazione con la concorrenza è di quasi totale condivisione valoriale.

Altra marca del settore è Voiello, con il 6% di mercato. Il discorso di marca Voiello affonda le sue radici nel territorio napoletano, ed è questa l'isotopia valoriale principale. Tematizzando un rapporto viscerale con la sua terra, Voiello crea un discorso basato sull'alterità rispetto agli altri due leader di mercato, discostandosi dalle analogie rintracciate negli altri due marchi. Nel logo c'è il mare e Pulcinella. Un discorso ricorrente rimane, quello dell'azienda di discendenze familiari: nel sito si racconta che nel 1839 August Vanvittel, nel golfo di Napoli, capisce che quello sarebbe stato il posto ideale per la creazione di un pastificio, progetto poi portato avanti dal nipote Giovanni Voiello. Resta dunque il discorso ricorrente delle dinastie dei mastri pastai, costante veicolo, anche in questo caso di legami con la tradizione.
Dal sito Voiello:

"Qual'è la Napoli che incarna i valori Voiello?
E' la Napoli del piacere, del gusto e della convivialità, dellì'accoglienza e dell'ospitalità"
Il centro del discorso è quindi il legame con le radici geografiche, sebbene i core principles non possono che rimanere invariati rispetto agli altri due: ricerca di qualità, centenaria tradizione, genuinità.

Resta da analizzare Agnesi. con il 4% di mercato, si dice nel sito:

"...Un antico molino in pietra nelle campagne dell'entroterra ligure.
Un'impavida flotta di brigantini tra i flutti del Mar d'Azov. Un abilissimo e lungimirante imprenditore. Una storia avvincente, avventurosa, e anche un po' poetica. Una storia d'amore per la pasta...."

Come si presenta Agnesi? Tematizzando l'avventura (velieri, avventure nel mare, briganti, onde) e passionalizzando un discorso romantico (storia poetica, storia d'amore, qualcosa che vale la pena di raccontare). Avanti nel racconto Agnesi spiega come il veliero del logo compaia come simbolo di viaggi in cerca della qualità. A metà Ottocento si credeva infatti che il miglior grano duro del mondo si trovasse nelle terre ucraine e, per assicurarsi le materie prime migliori, si dice che Agnesi mandasse quattro volte l'anno una flotta di velieri armati verso le fertili pianure in questione alla ricerca del taganrog, materia prima pregiatissima. Il discorso è quindi centrato su temi quali coraggio,sfide, burrasche, avventure nei mari, qualcosa cioè di estremamente diverso dai valori statici e rassicuranti messi in scena dagli altri marchi (contadini e famiglie che lavorano da anni sempre la stessa terra, riunione entro le mura domestiche, passioni familiari...) .

l'oca modenese


2006: a Modena compare, di fronte all'ingresso del cinema multisala più frequentato della città, una nuova opera di arredo urbano, dell'artista Carlo Cremaschi.
Si tratta di una mastodontica scultura metallica rappresentante un'oca - 16 tonnellate di acciaio, sei metri e mezzo di lunghezza, tre metri e mezzo di altezza e altrettanti di larghezza.

Ma perchè un'oca?


Questo è il video realizzato dal mio amico Giabba dei Frigokillers, per cercare di spiegare l'arcano. Io ne vado molto fiera, l'avrò guardato cento volte.
Ve lo consiglio.

http://it.qoob.tv/video/clip_view.asp?id=1198

venerdì 25 giugno 2010

"Tutti straparlano di Internet"


Di Francesco Merlo
Da Sette, 9 marzo 2000


Certamente creerà altra ricchezza, e probabilmente procurerà nuova occupazione, di sicuro tante abitudini cambieranno. Ma l'informatica, Internet e la virtualità non diventeranno mai quello che i loro sostenitori immaginano; non sostituiranno, come predicano i profeti del web, l'editoria e la stampa, la lettura e la scrittura, la cui scoperta è eterna come la scoperta dell'anima. Nessun sito e nessun portale, malgrado quel che si sente dire saccentemente in giro, prenderanno mai completamente il posto dell'informazione scritta, dei giornali della carta, dei libri, neppure delle enciclopedie. Purtroppo, ancora una volta, soprattutto in Italia, una bella tecnica innovativa è stata trasformata in ideologia da una schiera di sapienti fanatici del 'www', infatuati dalla rapidità nella comunicazione, convinti che non ci saranno più testi con le loro strutture grammaticali, ma solo messaggi online, dove la scrittura è scrittura destrutturata. Si è trasformata cioè in velocità, perchè ha perso la sua struttura grammaticale e sintattica, così come la materia sdi Einstein si trasformain energia perchè perde la sua struttura atomica e subatomica. In realtà il messaggio rapido è solo una delle tante funzioni della scrittura, una funzione parvenue che mai eliminerà le altre funzioni della scrittura, la quale, nata in Mesopotamia trentacinquemila anni avanti Cristo, prima ancora del linguaggio parlato, non è stata nei secoli usata solo per comunicare ma anche, al contrario, per nadcondere, occultare, opacizzare, custodire segreti da iniziati... E difatti quanto più è difficile e intellegibile risulta la scrittura, tanto più diventa "personale"; degna di rispetto e di fascino, vicina cioè allo statuto impenetrabile dell'individuo. La scrittura è autoreferenziale ed è fatta di grammatica e di sintassi, di metafisica persino, di piacere sensuale, di tattilità, di tradizione, storia, simbolismo, fisiologia, psicologia... E persino di una verità nera, che è ermetismo, lentezza, interpretazione: tutto il contrario del messaggio in rete.
L'infatuazione fanatica per Internet, così perniciosamente diffusa, è tipica di un rapporto barbaro e primitivo con il futuro, e vale quanto vale, dall'altra parte, la demonizzazione e il rifiuto di Internet. E' la reazione del selvaggio alla modernità delle palline colorate dei giocattoli di latta, quel selvaggio che fugge terrorizzato o cade in ginocchio inebetito dall'idolatria, perchè nella pallina o vede un dio o vede un demone ma sempre gli sfugge la realtà della pallina. E' sempre capitato così con le tecniche innovative; ed è soprattutto nei Paesi arretrati che le tecniche si trasformano in ideologia con il rischio, serio, che che l'utilità diventi danno e che l'uso si trasformi in abuso. Oensate alla tecnica del restauro, così importante e così utile. Ebbene, se fosse assunta come ideologia diventerebbe orribile e terribile perchè i restauratori, travestiti da urbanisti, ci imporrebbero di vivere in strane città cimiteriali resuscitate. Succede pure con certe tecniche mediche. Quando diventano ideologia, il medico le antepone al malato, e dunque si accanisce terapeuticamente, dimentica e devasta il corpo concreto, che utilizza, sperimenta e strazia "a fin di bene".
Anche nel caso del 'www' il problema non è dunque l'informatica in sè, ma l'azzardo, l'oltranza, l'ingenuità primitiva con cui il moderno accetta il futruro informatico. E fa davvero sorridere l'idea, così strombazzata sui giornali, che l'informatica seppellirà la stampa, la scrittura, la lettura del testo che è "tessitura", manualità nel senso della mano che aiuta il pensiero, la mano che impugna uno strumento che può essere un punzone, un calamo, una penna e l'appoggia sulla superficie - di carta, di legno, di cera - e vi avanza premendo o carezzando ma sempre producendo forme regolari ricorrenti e ritmate. E nasce il testo che è struttura aperta, carta che canta, nero su bianco, l'effetto di una fisicità che nessuna virtualità può surrogare.
Pensate per esempio alla storiografia e alla ricostruzione informatica e virtuale del passato, alla ricreazione di una giornata del Quattrocento fiorentino, con le strade, le locande, le fattezze umane, i nomi, il parlare, il vestire. E immaginate di fare un viaggio virtuale nel giurassico o di "partecipare" allo sbarco in Normandia...: affascinante, bello, divertente, una specie di Disneyland della cultura. Ma anche in questi casi è dal testo che si parte; è al testo che si ritorna; ed è solo il testo che dà autorevolezza al sito. Altro che abolire e seppellire la stampa! Negli Usa il web non ha sottratto nè copie nè autorevolezza al New York Times. Ed è buffo che in Italia si straparli di www e di new economy, e si giuri che il futuro dell'informazione è tutto e solo lì... Ma intanto, sotto sotto e come sempre, è al Corriere della Sera che si punta, al controllo cioè del più vecchio, più autorevole e più diffuso quotidiano di carta, di inchiostro, di scrittura e di lettura.