venerdì 25 giugno 2010

"Tutti straparlano di Internet"


Di Francesco Merlo
Da Sette, 9 marzo 2000


Certamente creerà altra ricchezza, e probabilmente procurerà nuova occupazione, di sicuro tante abitudini cambieranno. Ma l'informatica, Internet e la virtualità non diventeranno mai quello che i loro sostenitori immaginano; non sostituiranno, come predicano i profeti del web, l'editoria e la stampa, la lettura e la scrittura, la cui scoperta è eterna come la scoperta dell'anima. Nessun sito e nessun portale, malgrado quel che si sente dire saccentemente in giro, prenderanno mai completamente il posto dell'informazione scritta, dei giornali della carta, dei libri, neppure delle enciclopedie. Purtroppo, ancora una volta, soprattutto in Italia, una bella tecnica innovativa è stata trasformata in ideologia da una schiera di sapienti fanatici del 'www', infatuati dalla rapidità nella comunicazione, convinti che non ci saranno più testi con le loro strutture grammaticali, ma solo messaggi online, dove la scrittura è scrittura destrutturata. Si è trasformata cioè in velocità, perchè ha perso la sua struttura grammaticale e sintattica, così come la materia sdi Einstein si trasformain energia perchè perde la sua struttura atomica e subatomica. In realtà il messaggio rapido è solo una delle tante funzioni della scrittura, una funzione parvenue che mai eliminerà le altre funzioni della scrittura, la quale, nata in Mesopotamia trentacinquemila anni avanti Cristo, prima ancora del linguaggio parlato, non è stata nei secoli usata solo per comunicare ma anche, al contrario, per nadcondere, occultare, opacizzare, custodire segreti da iniziati... E difatti quanto più è difficile e intellegibile risulta la scrittura, tanto più diventa "personale"; degna di rispetto e di fascino, vicina cioè allo statuto impenetrabile dell'individuo. La scrittura è autoreferenziale ed è fatta di grammatica e di sintassi, di metafisica persino, di piacere sensuale, di tattilità, di tradizione, storia, simbolismo, fisiologia, psicologia... E persino di una verità nera, che è ermetismo, lentezza, interpretazione: tutto il contrario del messaggio in rete.
L'infatuazione fanatica per Internet, così perniciosamente diffusa, è tipica di un rapporto barbaro e primitivo con il futuro, e vale quanto vale, dall'altra parte, la demonizzazione e il rifiuto di Internet. E' la reazione del selvaggio alla modernità delle palline colorate dei giocattoli di latta, quel selvaggio che fugge terrorizzato o cade in ginocchio inebetito dall'idolatria, perchè nella pallina o vede un dio o vede un demone ma sempre gli sfugge la realtà della pallina. E' sempre capitato così con le tecniche innovative; ed è soprattutto nei Paesi arretrati che le tecniche si trasformano in ideologia con il rischio, serio, che che l'utilità diventi danno e che l'uso si trasformi in abuso. Oensate alla tecnica del restauro, così importante e così utile. Ebbene, se fosse assunta come ideologia diventerebbe orribile e terribile perchè i restauratori, travestiti da urbanisti, ci imporrebbero di vivere in strane città cimiteriali resuscitate. Succede pure con certe tecniche mediche. Quando diventano ideologia, il medico le antepone al malato, e dunque si accanisce terapeuticamente, dimentica e devasta il corpo concreto, che utilizza, sperimenta e strazia "a fin di bene".
Anche nel caso del 'www' il problema non è dunque l'informatica in sè, ma l'azzardo, l'oltranza, l'ingenuità primitiva con cui il moderno accetta il futruro informatico. E fa davvero sorridere l'idea, così strombazzata sui giornali, che l'informatica seppellirà la stampa, la scrittura, la lettura del testo che è "tessitura", manualità nel senso della mano che aiuta il pensiero, la mano che impugna uno strumento che può essere un punzone, un calamo, una penna e l'appoggia sulla superficie - di carta, di legno, di cera - e vi avanza premendo o carezzando ma sempre producendo forme regolari ricorrenti e ritmate. E nasce il testo che è struttura aperta, carta che canta, nero su bianco, l'effetto di una fisicità che nessuna virtualità può surrogare.
Pensate per esempio alla storiografia e alla ricostruzione informatica e virtuale del passato, alla ricreazione di una giornata del Quattrocento fiorentino, con le strade, le locande, le fattezze umane, i nomi, il parlare, il vestire. E immaginate di fare un viaggio virtuale nel giurassico o di "partecipare" allo sbarco in Normandia...: affascinante, bello, divertente, una specie di Disneyland della cultura. Ma anche in questi casi è dal testo che si parte; è al testo che si ritorna; ed è solo il testo che dà autorevolezza al sito. Altro che abolire e seppellire la stampa! Negli Usa il web non ha sottratto nè copie nè autorevolezza al New York Times. Ed è buffo che in Italia si straparli di www e di new economy, e si giuri che il futuro dell'informazione è tutto e solo lì... Ma intanto, sotto sotto e come sempre, è al Corriere della Sera che si punta, al controllo cioè del più vecchio, più autorevole e più diffuso quotidiano di carta, di inchiostro, di scrittura e di lettura.

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