venerdì 25 giugno 2010

il turismo della disgrazia


La prima volta che nella mia vita ho ragionato sul "turismo della disgrazia" è stato nel lontano 1997. Quando morì la principessa Diana era fine estate, io avevo 10 anni e mi trovavo all'Hotel Stella di Cattolica con mia madre e l'amichetta d'infanzia.
Abbiamo saputo dell'accaduto nella sala della colazione, dalla signora del tavolo in fondo a destra; ricordo che mia madre ci rimase malissimo, era sconvolta. E, da parte mia, io ero sconvolta per il fatto che lei fosse sconvolta. Voglio dire: dispiace sempre quando muore qualcuno, ci si rammarica quando scompare un personaggio pubblico o famoso, ma chiaramente tutto ciò non ha niente a che fare con i lutti veri e propri.
Poi, poco dopo, la vacanza deve essere finita e noi siamo tornate a casa. In quel periodo, a casa mia, andava di moda scambiarsi con la vicina di casa le riviste settimanali già lette, e lei doveva avere un abbonamento a Chi, perchè per un certo periodo l'ho visto circolare regolarmente. E, quella, è stata la seconda volta in cui, cronologicamente, ho ragionato sul turismo della disgrazia. C'erano, in ogni numero, pagine e pagine dedicate alla principessa Diana, la principessa triste, per almeno un anno. Ricordo che mi aveva incuriosito incredibilmente, "se a questo evento veniva dedicato tanto spazio, significava che era degno di essere letto" mi dicevo. Figuriamoci poi una bambina di 10 anni che legge storie di una principessa su una rivista diversa da Barbie: una perfetta sinergia tra la protagonista delle favole e il vezzo di leggere riviste da grandi. Inizialmente divoravo gli articoli che parlavano di lei, ero molto contenta di arricchirmi di conoscenze sulla sua vita e le sue vicende. Nel primo numero scoprivi la dinamica dell'incidente, e fin lì era ancora tendente alla cronaca. Nel secondo ti veniva raccontata tutta la sua vita, amori, figli, famiglia. Nel terzo scoprivi che aveva avuto problemi col cibo perchè sapeva che Carlo la tradiva con Camilla. Poi veniva descritta la forma dell'anello che Dodi le aveva regalato, la sua taglia, quello che la parrucchiera pensava di lei, le lettere segrete ritrovate. Ad un certo punto mi sono sinceramente stufata. A cosa serviva conoscere tutti i dettagli, anche più privati, della vita di una persona, tra l'altro morta, che neppure si conosceva? C'è qualcosa che va al di là della semplice curiosità.
A Parigi, l'ultima volta che ci sono stata, c'erano pullmann che organizzavano gite negli ultimi luoghi in cui sono stati Diana e Dodi prima di morire, comprensivo di tappa nel tunnel dell'Alma. Allo stesso modo, in Italia, l'appartamento di via Poma, lo chalet di Cogne, la casa di Erba, le villette di Garlasco e di Perugia sono meta di un macabro pellegrinaggio.
L'idea di questo post mi è venuta perchè questo tipo di feticismo mi ha toccato da vicino. La sera del primo giugno sono andata in un centro sociale con 3 amiche, loro sono andate via dopo di me e hanno fatto un brutto incidente. Per fortuna si sono salvate tutte, quella messa peggio è la mia migliore amica, che si chiama Elisa. E' svenuta, quando si svegliava non sentiva le gambe e aveva la faccia piena di sangue. Terrore. Per fortuna ha perso i sensi per l'impatto - senza conseguenze, il sangue veniva dalla testa - ma sono bastati 15 punti - e le gambe - grazie a Dio - non le sentiva perchè si è "solo" rotta il bacino. Una paura paralizzante ma con un mese a letto si mette tutto a posto.
In ospedale prima, e adesso, che è a casa, ha ricevuto ogni giorno tantissime visite, tanto che ho quasi dovuto organizzare il flusso di visitatori con appuntamenti perchè in più di quattro in camera non ci si poteva stare. Questa è una cosa bellissima: l'ha fatta sentire meno sola, specialmente in questi giorni in cui è costretta a casa e si annoia. Parenti, amici di tutti i giorni, amici storici che non vedi da tanto, colleghi, amici di amici, visite di persone che fino al giorno prima nemmeno ti salutavano per la strada... No aspetta, visite di persone che nemmeno ti salutavano per la strada?? Ma come? Quelle che fino a poche ore prima ti infamavano e ce l'avevano con te?... Cosa ci fanno qui? In base a quale criterio?

Io sono apertamente contraria al turismo dell'orrore.

Lo scrivo qui, come una specie di testamento biologico telematico: dovesse capitarmi qualcosa, non voglio ricevere visite come la tomba di San Geminiano, patrono di Modena, il 31 di gennaio. Se ti stavo simpatica prima, ti sto simpatica anche dopo una disgrazia. Se non ti stavo tanto simpatica prima, sai che ho fatto un brutto incidente, ti dispiacerà per me e penserai che, la prossima volta, farai meglio a stare più attenta quando guidi. Molto semplicemente.
Molto meglio pochi ma buoni, pochi ma veri.
Che poi, non sono neanche pochi.

1 commento:

  1. sante parole!
    a chi si dedica a questo tipo di attività vacanziera vorrei ricordare che ai fini di un buon relax forse è più indicato il turismo del sesso...
    .D

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